Dicono di noi
CHIARA E TANCREDI, GENITORI DI R.
“Ci siamo resi conto che il linguaggio musicale è diventata una sua chiave espressiva. Una chiave con la quale può esprimere le sue emozioni e condividerle con noi.”
“La musica è diventata un puro momento di gioia. Mio figlio partecipa alla melodia con la sua voce e con strumenti veri. Cerca in noi genitori dei complici in questo gioco ritmato e noi ovviamente siamo contenti di aggregarci alla band. Il corso di propedeutica musicale gli ha sicuramente insegnato a comprendere i suoni e il ritmo e giocare con questi.
Cantare in inglese lo ha avvicinato ai suoni di un nuovo linguaggio. A casa è lui che per primo ricerca gli strumenti musicali per giocare insieme a noi. Non di rado inoltre lo ritroviamo a canticchiare delle canzoni mentre è intento in qualche gioco.
Ci siamo resi conto che il linguaggio musicale è diventata una sua chiave espressiva. Una chiave con la quale può esprimere le sue emozioni e condividerle con noi.”
MICHELA,
MAMMA DI V.
“Inoltre, è stato visibile l’impulso allo sviluppo del linguaggio: ha dimostrato semplicità nell’apprendimento e ripetizioni di suoni e parole abbastanza complessi, sia in italiano che in inglese (questo grazie al fatto che l’insegnante svolga il corso sia con canzoni in italiano che in inglese), ed anche all’apprendimento dei numeri.”
“Mi figlia ha iniziato a frequentare il laboratorio di musica all’età di 13 mesi e questo ha generato numerosi benefici.
Insieme all’ asilo nido, è stato uno dei primi momenti di aggregazione e confronto con altri bambini (anche di qualche anno più grandi) avendo un effetto positivo sulla personalità e la gestione delle relazioni.
Da allora ha iniziato a dimostrare un’attenzione e una curiosità sempre crescenti per la musica.
Infatti, la ricerca quotidianamente associandola (anche autonomamente) ad attività che normalmente non vi sono legate: non solo si auto-intrattiene con la musica giocando, suonando e cantando (ed inventando canzoncine) ma la utilizza ad esempio per riordinare i giochi, serve anche come incentivo a fare qualcosa che non vorrebbe.
Le attività svolte al corso ci hanno regalato anche questi piccoli “trucchi”, che rendono più semplici i compiti quotidiani altrimenti poco graditi.
La musica le piace così tanto che, nonostante sia una bimba piuttosto timida, già a 2 anni e mezzo è “salita sul palco”: pur di “esibirsi” con la sua insegnante, ha preso uno strumento e l’ha suonato per tutta la durata della canzone che l’insegnante e la band stavano suonando in un locale. Ha ripetuto “l’impresa” anche un anno dopo, per più canzoni, con una grande serietà e diligenza (considerata la sua età). Noi genitori abbiamo quindi notato anche un sostegno allo sviluppo della sua personalità e della sicurezza di sé.
Vedere il senso del ritmo che ha maturato grazie al laboratorio di musica mi stupisce (come mi ha stupito l’essere diventata io stessa intonata).
Ricordo un episodio in particolare: mia figlia aveva due anni e la sua insegnante stava suonando una canzone al pianoforte. Le chiede di suonare a sua volta un tasto e lei riesce a suonarlo, tenendo correttamente il tempo per tutta la durata della canzone, in piena autonomia.
Inoltre, è stato visibile l’impulso allo sviluppo del linguaggio: ha dimostrato semplicità nell’apprendimento e ripetizioni di suoni e parole abbastanza complessi, sia in italiano che in inglese (questo grazie al fatto che l’insegnante svolga il corso sia con canzoni in italiano che in inglese), ed anche all’apprendimento dei numeri.
Un ulteriore beneficio che ci ha regalato la partecipazione al corso è stato che le attività svolte sono diventate un momento di gioco e condivisione del tempo anche a casa tra lei e noi genitori, regalandoci tempo di qualità e felice assieme.”
JESSICA,
MAMMA DI A.
“Ciò che ritengo sia importante è il metodo attraverso il quale Caterina lavora e la sua attitudine, empatica e coinvolgente. Un metodo grazie al quale A. ha imparato a stare in gruppo, a scandire i momenti del gioco, a riporre e riordinare gli strumenti e gli oggetti che le vengono proposti.”
“Sin dalla gravidanza, aspettando Arianna, ho letto che la musica influenza lo sviluppo fisico, emotivo e intellettuale di neonati e bambini rafforzando lo sviluppo cognitivo e sensoriale. È ormai comprovato, in effetti, che cantare per i bambini e suonare per loro aiuta a tranquillizzarli e a creare un rapporto più stabile, rafforzando il legame tra il bambino e chi se ne prende cura, creando una sensazione di benessere e armonia. A noi stessi capita di regolare il nostro umore, il nostro stato d’animo sulla base del tipo di musica che ascoltiamo. D’altronde la musica in casa nostra ha sempre avuto un ruolo importante: il papà di A. è un musicista, di lavoro fa il batterista e l’insegnante di batteria per adulti e bambini. Ma la musica non è solo quello che fa, è la sua passione, è il centro dei suoi interessi, è ciò che lo definisce. Non abbiamo nemmeno mai parlato esplicitamente del ruolo che volevamo avesse la musica nella vita di A. perché era naturale pensare che sarebbe stata una presenza costante. Dalla ninna nanna per farla addormentare allo sviluppo di una cultura musicale, la musica fa parte della sua vita ancora prima della sua venuta al mondo. Il ritmo del mio cuore o il tamburellare a tempo delle dita del papà quando era nella pancia, le canzoni suonate, cantate, sognate hanno accompagnato le giornate di A. dal giorno zero. Appena nata è stato naturale quindi cercare sul territorio esperienze dedicate all’avvicinamento alla musica per i più piccoli. Caterina e i suoi corsi sono stati una meravigliosa scoperta. A. aveva tre mesi e le attività si svolgevano al parco, essendo estate. In alcuni giorni dormiva per tutta la lezione, altre volte osservava assorta, ascoltava, studiava. Per noi era un test: “se le piace la iscriviamo… ma come capiamo se le piace? Sarà cosciente di questa esperienza che le stiamo proponendo o sarà troppo presto?”. Già dopo poche lezioni le sue reazioni di neonata hanno reso evidente e palese che sì, ne era perfettamente cosciente! I sorrisi, i gridolini, il muovere gli arti felice appena la maestra Caterina imbracciava la chitarra o iniziava a cantare ci hanno confermato che stavamo proponendo alla nostra piccolina un’esperienza stimolante, in grado di raggiungere e interagire con le sue capacità cognitive. Un’esperienza che da subito si è anche rivelata come potente momento di costruzione per la nostra relazione: la nostra prima attività insieme tra genitori e figlia. È trascorso un anno, scandito dagli appuntamenti settimanali del corso. Ora A ha 1 anno e mezzo e vanta 4 diplomi del programma di propedeutica musicale. Batte le mani a tempo sulle ginocchia quando sente la canzone di saluti iniziale e dice “Bye bye” quando cantiamo quella di fine lezione, si cimenta con tutti gli strumenti che trova e casa colleziona sticks, maracas, flauti, tastiere, ovetti sonori e ogni altra sorta di oggetto che produce un suono.
Nello scrivere queste righe penso a quanto A. sia cresciuta e agli incredibili progressi motori, cognitivi, linguistici di questi 18 mesi. Penso a quanto tutte le tappe siano state da lei conquistate con largo anticipo rispetto ai coetanei (gattonare a 5 mesi, camminare a 10 mesi, un vocabolario già strutturato a 17 mesi) e sono convinta che gli stimoli ricevuti grazie agli incontri di musica insieme e al metodo di Caterina siano stati determinanti in questo percorso.
Non si tratta, infatti, esclusivamente di didattica musicale ma di creare uno spazio per la libera espressione, il movimento, l’incontro, il confronto tra bambini e tra adulti e bambini. Uno spazio libero in cui A. ha assorbito giorno dopo giorno nozioni sul ritmo, sulle note, sulla musica, ma anche uno spazio in cui ha osservato bambini più grandi imparando a imitarli e a porsi delle sfide per poter fare come loro; uno spazio in cui stare con la mamma isolate dal mondo esterno, dalle cose da fare, dalla routine a volte alienante del primo anno di vita di un neonato. Quello spazio si è rivelato così una risorsa, non solo per stimolare a livello cognitivo A., ma anche per respirare ossigeno per me, per incontrare altre mamme, ridere, ballare, scherzare insieme con i nostri bambini.
Quello spazio, poi, non finisce in aula, ma porta con sé i suoi benefici effetti anche a casa attraverso i libri da osservare insieme (i nostri ormai li sappiamo a memoria, sono i primi che A. sceglie dalla sua libreria); le canzoni da cantare nei momenti di gioco o nello svolgimento delle azioni quotidiane (quando cantiamo “Brum brum riding in the car”, per esempio, A. riconosce il momento in cui ci si siede in auto e si parte, e si lascia legare nel seggiolino senza proteste; cantare “Brush Your Teeth” è l’unico modo per farle lavare i denti); le playlist che ti salvano la vita quando è agitata e nervosa.
Come accennato, infine, credo che vada evidenziato quanto non si tratti solo di “ascoltare musica”, non basta questo. Ciò che ritengo sia importante è il metodo attraverso il quale Caterina lavora e la sua attitudine, empatica e coinvolgente. Un metodo grazie al quale A. ha imparato a stare in gruppo, a scandire i momenti del gioco, a riporre e riordinare gli strumenti e gli oggetti che le vengono proposti. Una nota di merito anche alla scelta di proporre contenuti in lingua inglese aggiungendo un ulteriore stimolo per la crescita cognitiva dei nostri bambini.
Non possiamo quindi fare a meno di ringraziare Caterina per il suo lavoro ed essere felici di continuare con lei questo percorso.”
ANDREA,
MAMMA DI T. E E.
“From the perspective of a mother, I have found that music has been a useful and productive tool for family communication, conflict mediation, and imaginative play.”
“As an educational linguist and as the mother of two bilingual and bicultural children, I have been extremely pleased with Caterina’s music courses over the past four years. We enrolled our oldest son in the program as soon as we moved to Italy from the United States when he was one year old, and our youngest son attended his first lesson with Caterina at the tender age of 3 months. We have since completed the entire cycle of the courses and have been immensely pleased with what this program has afforded our children both musically and linguistically. I have many positive observations about Caterina’s work and research in early childhood education contexts, language development, and musicality, but I will limit myself to the two most salient ones.
First, from the perspective of a mother, I have found that music has been a useful and productive tool for family communication, conflict mediation, and imaginative play. Thanks to our experience with Caterina, we all (parents and children) use the familiar tunes and musical patterns from her courses during our everyday household activities, e.g., cooking, cleaning, eating, and transitioning from one activity to the next. Even the simplest, two-note patterns have become recognizable signals in our household, for instance the “Ciao ciao strumenti” or “Ciao ciao sciarpine” refrain which Caterina uses each time she needs to collect back the teaching materials and move on to a new activity. We often successfully use the same refrain when needing to clean up toys or transition to a new activity frame. This proved effective even when our children were pre-verbal, and has only increased as our children have developed more complex communication skills. For example, both of our children show an impressive capacity for musical word games in which they substitute the words in familiar songs with alternative text that they find more pertinent or entertaining during a given moment.
Second, from the perspective of an educational linguist and former language teacher, I have an enormous appreciation for the way that music lowers the barrier of entry into bilingualism, especially for children. Music transforms language development into a flexible, mixable, non-linear process where everyone can participate regardless of their proficiency level in the language(s) involved. A child who would not otherwise consider him/herself conversationally proficient in a given language can nonetheless master a single song, or a set of songs, in the target language. This mastery of one basic musical text then affords the child a sense of comfort and expertise in that linguistic medium: a sensation that can be cultivated and grown over time, leading to further language development and a sense of belonging in that language community. I find Caterina’s way of leading the music class to be a revolutionary approach to language cultivation in children and in families, especially in the context of Italy where the grammar-translation teaching approach still prevails in schools.”
ANGELA,
MAMMA DI D.
“Il corso di musica ha aiutato nostro figlio a sviluppare notevolmente le sue abilità sociali. Ha iniziato a suonare insieme agli altri bambini, a condividere strumenti musicali e a esprimere se stesso attraverso la musica. Questa interazione sociale è stata fondamentale per il suo sviluppo e ha contribuito a migliorare la sua comunicazione e le sue capacità di relazione.”
“Sono la mamma di un bambino autistico ad alto funzionamento che ha partecipato per due anni al corso di musica con la maestra Caterina. Sin dalla nascita di nostro figlio, mio marito e io abbiamo condiviso con lui la nostra passione per la musica. Entrambi siamo musicisti e la musica è sempre stata parte integrante della nostra vita familiare.
Uno dei vantaggi più evidenti di questa attività è stato l’effetto positivo sulla sua attenzione. I bambini autistici hanno difficoltà a concentrarsi nelle attività che non rientrano nei loro interessi ristretti, dalle quali invece sono “assorbiti”. All’inizio del corso nostro figlio correva per la stanza e doveva sempre essere riportato nel gruppo per svolgere le attività. La situazione è migliorata gradualmente grazie al coinvolgimento attivo e propositivo della maestra Caterina e anche grazie alla “routine” data nel susseguirsi dei diversi brani. Vi è stato, infatti, un miglioramento significativo nella capacità di nostro figlio di focalizzarsi e di rimanere coinvolto. Alla fine, seduto tra gli altri bambini, seguiva le istruzioni di Caterina e partecipava attivamente a tutte le attività, divertendosi Inoltre, il corso di musica ha aiutato nostro figlio a sviluppare notevolmente le sue abilità sociali. Ha iniziato a suonare insieme agli altri bambini, a condividere strumenti musicali e a esprimere se stesso attraverso la musica. Questa interazione sociale è stata fondamentale per il suo sviluppo e ha contribuito a migliorare la sua comunicazione e le sue capacità di relazione. Anche dal punto di vista psicofisico la musica ha avuto un impatto sorprendente su nostro figlio. Durante le lezioni di musica era rilassato e sereno, e questo stato di benessere persisteva anche dopo, contribuendo a migliorare la qualità della vita quotidiana. Inoltre, la possibilità di riascoltare/cantare/ballare gli stessi brani a casa ci ha permesso di rendere piacevoli anche altri momenti della giornata. In conclusione, sono convinta che questo corso di musica di gruppo abbia migliorato la vita di mio figlio alla pari delle altre terapie specifiche che egli segue settimanalmente. Crescendo in una famiglia di musicisti, la musica è stata un elemento costante nella sua vita sin da quando era nel pancione, e questo ha reso l’esperienza del corso ancora più significativa. Sono grata per questa opportunità e spero che più bambini con autismo possano avere accesso a programmi simili che possano arricchire le loro vite in modo così significativo.”